Creepypasta Italia Wiki
Creepypasta Italia Wiki
(Creata e categorizzata.)
 
(Benvenuto a un nuovo collaboratore)
 
Riga 1: Riga 1:
  +
== Benvenuto ==
<strong>Domenica</strong>
 
  +
Ciao, benvenuto su Creepypasta Italia Wiki. Grazie per la tua modifica sulla pagina [[:Mod]].
   
  +
'''[[Special:Userlogin|Se lo desideri, puoi registrarti con il tuo nome utente]]'''. È un modo facile e comodo per tenere traccia delle tue collaborazioni e ti aiuta nelle comunicazioni con il resto della comunità.
   
  +
Lascia un messaggio sulla [[Discussioni utente:NeuralKey|pagina delle mie discussioni]], se posso esserti utile per qualunque problema! -- [[Utente:NeuralKey|NeuralKey]] ([[Discussioni_utente:NeuralKey|Discussione]]) 13:58, giu 19, 2012
 
 
Non sono sicuro del perché stia scrivendo tutto questo sulla carta e non sul computer. Immagino di aver scoperto delle cose strane. Non è che non mi fidi dei computer... solo... devo organizzare i miei pensieri. Devo conservare tutti i dettagli in qualche posto materiale, dove non possano essere eliminati... o modificati... non che questo sia mai successo. È solo... tutto si sfoca, qui, e la nebbia della memoria dà una strana forma alle cose...
 
 
 
 
 
Sto iniziando a sentirmi stretto nel mio appartamento. Forse è quello il problema. Ho potuto solo scegliere l'appartamento più economico, l'unico della cantina. La mancanza di finestre fa alternare il giorno e la notte senza che ce ne si possa rendere conto. Non esco da qualche giorno, perché sto lavorando intensamente sul progetto di un programma. Suppongo di volerlo finire il prima possibile. Ore passate a stare seduto e fissare un monitor possono rendere chiunque strano, lo so, ma non credo che sia questo.
 
 
 
 
 
Non sono sicuro di quando ho iniziato a sentire che qualcosa fosse strano. Non posso nemmeno definire cosa sia. Forse non parlo con nessuno da un po'. Ecco la prima cosa che mi ha inquietato. Tutti quelli con cui parlavo online normalmente mentre programmavo erano inattivi, o non si loggavano affatto. I miei messaggi istantanei finivano senza risposta. L'ultima e-mail che ho ricevuto da qualcuno era di un mio amico, che mi avrebbe parlato quando sarei tornato al negozio, ed era ieri. L'ho chiamato con il cellulare, ma la ricezione è pessima qua sotto. Sì, è così. Devo chiamare qualcuno. Sto per uscire fuori.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Beh, non ha funzionato tanto. Appena passa il brivido della paura, mi sento un po' ridicolo per essermi spaventato. Ho guardato nello specchio prima di uscire, ma non mi rado da due giorni, così la peluria è cresciuta. Mi sono ricordato che stavo uscendo solo per fare una piccola chiamata al telefono. Non mi sono nemmeno cambiato la maglietta, perché era ora di pranzo e ho immaginato che avrei incontrato almeno una persona che conoscevo. Questo non accadde. Lo avrei voluto.
 
 
 
 
 
Quando uscii, aprii lentamente la porta del mio piccolo appartamento. Un piccolo sentimento di apprensione si era in qualche modo depositato dentro di me, per qualche indefinibile ragione. Pensai al fatto che non avevo parlato con nessun altro all'infuori di me per un giorno o due. Scrutai lo squallido e grigio corridoio, reso squallido dal fatto che era il corridoio di una cantina. Alla fine di uno c'era una larga porta metallica che portava alla stanza della fornace. Era chiusa, ovviamente. C'erano due tristi distributori automatici; comprai una soda la prima volta che venni qui, ma la data di scadenza era vecchia di due anni. Sono abbastanza sicuro che nessuno sapesse che c'erano queste due macchinette, oppure la mia padrona di casa non si cura di rifornirle.
 
 
 
 
 
Chiusi dolcemente la porta e camminai nella direzione opposta, cercando di non fare alcun rumore. Non ho idea del perché decisi di farlo, ma è stato divertente cedere all'impulso di non interrompere il ronzio delle macchinette, almeno per il momento. Arrivai alla tromba delle scale e presi le scale che portavano alla porta principale dell'edificio. Guardai attraverso la finestra quadrata della porta e ricevetti la sorpresa: decisamente non era ora di pranzo. L'oscurità incombeva sulle strade, e le luci del traffico e dei lampioni brillavano di giallo. Fioche nuvole porpora e nere dal luccichio della città incombevano dall'alto. Non si muoveva niente, eccetto qualche ramo di un albero che si muoveva al vento. Ricordo che rabbrividii, anche se non faceva freddo. Forse era il vento. Potevo sentirlo vagamente, attraverso la spessa porta metallica e sapevo che era il tipico vento serale, quello costante, freddo e silenzioso eccetto che per la ritmica musica che faceva quando passava tra le fronde.
 
 
 
 
 
Decisi di non uscire.
 
 
 
 
 
Invece, accostai il mio cellulare alla porta per cercare il segnale. Le barre del segnale si riempirono e sorrisi. Era tempo di sentire la voce di qualcun altro, ricordai di aver pensato. Era una cosa strana, preoccuparsi per niente. Scossi il capo e ridacchiai silenziosamente. Andai alla ricerca rapida, composi il numero della mia migliore amica Amy e accostai il telefono all'orecchio. Squillò una volta... ma poi smise. Non successe niente. Ascoltai il silenzio per venti secondi buoni, poi chiusi la chiamata. Mi accigliai e guardai di nuovo le barre del segnale - ancora piene. Composi di nuovo il suo numero, ma poi il mio telefono squillò nella mia mano, sorprendendomi. Lo accostai all'orecchio.
 
 
 
 
 
"Pronto?", chiesi combattendo un piccolo shock al sentire la voce di qualcuno da giorni, anche se fosse la mia. Mi ero abituato ai ronzii dei lavori del palazzo, del computer e delle macchinette nel corridoio. All'inizio non ci fu risposta al mio saluto, ma poi venne una voce.
 
 
 
 
 
"Hey", disse una chiara voce maschile di un ragazzo dell'età universitaria, come la mia. "Chi è?"
 
 
 
 
 
"John", risposi confuso.
 
 
 
 
 
"Oh, scusa, ma hai sbagliato numero". Disse prima di chiudere.
 
 
 
 
 
Abbassai lentamente il telefono e lo appoggiai al muro di mattoni della tromba delle scale. Che strano. Guardai nella lista delle chiamate ricevute, ma il numero mi era nuovo. Prima che potessi pensarci ancora, il telefono squillò rumorosamente, sorprendendomi di nuovo. Questa volta guardai quello che mi stava chiamando prima di rispondere. Era un altro numero sconosciuto. Stavolta accostai il telefono all'orecchio e non dissi nulla. Non sentii niente, eccetto il rumore di fondo dei telefoni. Poi, una voce familiare ruppe il silenzio.
 
 
 
 
 
"John?", disse la voce di Amy.
 
 
 
 
 
Tirai un sospiro di sollievo.
 
 
 
 
 
"Hey, sei tu", replicai.
 
 
 
 
 
"E chi altro, se no?", rispose. "Oh, il numero. Sono ad una festa sulla Settima Strada e il mio cellulare si è scaricato quando mi hai chiamato. Ovviamente questo è il telefono di un altro".
 
 
 
 
 
"Oh, ok", dissi.
 
 
 
 
 
"Dove sei?", mi chiese.
 
 
 
 
 
I miei occhi guardarono oltre le squallide pareti bianche e la porta metallica con le finestrelle.
 
 
 
 
 
"Al mio palazzo", sospirai. "Mi sento rinchiuso. Non pensavo che fosse così tardi".
 
 
 
 
 
"Dovresti venire qui", disse ridendo.
 
 
 
 
 
"Nah, non me la sento di cercare un posto strano nel bel mezzo della notte", dissi guardando fuori dalla finestra la buia e ventilata strada che mi spaventava un po'. "Penso che continuerò a lavorare e poi andrò a dormire".
 
 
 
 
 
"Non ha senso!", replicò. "Posso venire a prenderti. Il tuo palazzo è vicino alla Settima Strada, no?"
 
 
 
 
 
"Quanto sei ubriaca?", chiesi a cuor leggero. "Sai dove abito".
 
 
 
 
 
"Oh, certo", disse improvvisamente. "Immagino di non poter arrivare da te a piedi, eh?"
 
 
 
 
 
"Potresti se volessi sprecare mezz'ora a camminare", le dissi.
 
 
 
 
 
"Giusto", disse. "Ok, devo andare. Buona fortuna per il tuo lavoro!"
 
 
 
 
 
Abbassai di nuovo il telefono, guardando il numero e la chiamata chiudersi. Quindi il silenzio si riaffermò nelle mie orecchie. Le due strane chiamate e la misteriosa strada là fuori accompagnarono la mia solitudine per le scale vuote. Forse per aver visto troppi film horror, avevo l'improvvisa e inspiegabile idea che qualcosa mi avrebbe guardato attraverso le finestre delle porte, una specie di orribile entità che aleggiava sull'orlo della solitudine, che aspetta solo di colpire persone ignare che si allontanano dalle altre persone. Sapevo che questa paura era irrazionale, ma non c'era nessuno intorno, perciò... saltai dalle scale, corsi lungo il corridoio nella mia stanza e chiusi la porta più rapidamente possibile nel silenzio più totale. Come ho detto, mi sento un po' ridicolo per essermi spaventato per nulla, e la paura era persino passata. Scrivere questo mi ha aiutato molto - mi fa capire che niente è sbagliato. Filtra i pensieri e le paure che si formano a metà e lascia solo freddi e duri fatti. E' tardi, ho ricevuto una chiamata da un numero sbagliato e il telefono di Amy è scarico, perciò mi ha chiamato da un numero estraneo. Non è successo niente di strano.
 
 
 
 
 
Eppure, c'è qualcosa di strano nella conversazione. So che forse è l'alcool che lei ha bevuto... o è proprio lei che è stata distante nei miei confronti? O ero io... sì, è così! Non ci ho pensato fino ad ora, adesso che scrivo queste cose. Sapevo che scrivere qualcosa mi avrebbe aiutato. Lei aveva detto che era ad una festa, ma ho sentito solo il silenzio! Certo, questo non vuol dire niente di particolare, infatti lei potrebbe essere uscita fuori per fare la chiamata. No, non potrebbe essere comunque. Non ho sentito il vento! Devo vedere se il vento soffia ancora!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
<strong>Lunedì</strong>
 
 
 
 
 
Ho dimenticato di finire di scrivere la scorsa notte. Non sono sicuro di cosa mi aspettassi di vedere quando corsi su per le scale e guardai fuori dalla finestra della porta di duro metallo. Mi sento ridicolo. La paura provata la scorsa notte mi sembra sfumata e irrazionale adesso. Non vedo l'ora di andare fuori alla luce del sole. Controllerò la posta, mi raderò, mi farò una doccia e uscirò fuori finalmente! Un momento... Mi sembra di aver sentito qualcosa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era un fulmine. Tutta la questione dell'aria fresca e della luce del sole non ha più avuto luogo. Scesi le scale, solo per trovare una delusione. La piccola finestra della pesante porta di metallo mostrò solo acqua che scorreva, come una pioggia torrenziale che sbatteva contro di essa. Solo una debole, malinconica luce filtrava attraverso la pioggia, ma almeno sapevo che era giorno, anche se era un grigio, pallido e umido giorno. Provai a guardare oltre la finestra e aspettare che la luce illuminasse il grigiore, ma la pioggia era troppo intensa e non riuscivo a distinguere niente più che vaghe bizzarre figure che si muovevano verso strani angoli attraverso onde che bagnavano la finestra. Deluso, mi voltai, ma non volevo tornare nella mia stanza. Invece, gironzolai ancora sulle scale, oltre il primo piano, e il secondo. Le scale finivano al terzo piano, quello più elevato nell'edificio. Guardai attraverso il vetro che si stagliava sul muro esterno per le scale, ma era così deformato, così spesso da disperdere la luce, non che vi fosse tanto da vedere attraverso la pioggia.
 
 
 
 
 
Aprii la porta del pianerottolo nelle scale e vagai all'entrata. Le dieci porte di legno così robuste, dipinte di blu molto tempo fa, erano tutte chiuse. Ascoltavo mentre camminavo, ma ero nel mezzo del pomeriggio, quindi non fui sorpreso di non udire nulla a parte la pioggia fuori. Mentre ero in piedi nella penombra dell'entrata, ascoltando il temporale, ebbi la strana fugace impressione che le porte erano lì come silenziosi monoliti di granito eretti da qualche antica e dimenticata civiltà per qualche incomprensibile proposito di guardia. Un lampo si stagliò, e potrei giurare che, per un momento, una vecchia legnosa e granulosa porta mi apparve come una grezza pietra. Risi fra me e me per aver lasciato che la mia immaginazione mi sopraffacesse, ma avendo visto il debole e fioco bagliore del lampo doveva significare che c'era una finestra nell'atrio. Un vago ricordo venne a galla, e all'improvviso ricordai perfettamente che al terzo piano vi era una nicchia ed una finestra incassata a metà tra il piano dell'atrio.
 
 
 
 
 
Eccitato all'idea di guardare fuori attraverso la pioggia ed eventualmente vedere un altro essere umano, velocemente camminai in direzione della nicchia, trovando una larga, sottile finestra di vetro. La pioggia la copriva d'acqua, così come la finestra della porta principale, ma questa non potevo aprirla. Allungai una mano per farla schiudere, ma esitai. Ebbi la stranissima sensazione che se avessi aperto la finestra, avrei visto qualcosa di assolutamente terrificante dall'altra parte. E' stato tutto così bizzarro ultimamente… Così mi venne in mente un piano, e tornai qui per prendere il necessario. Non pensavo davvero che ne sarebbe venuto fuori qualcosa, ma ero annoiato, stava piovendo, e stavo impazzendo. Tornai indietro con la mia webcam. Il filo non era abbastanza lungo da raggiungere il terzo piano, quindi la nascosi tra i due distributori automatici nel lato buio dell'atrio, feci scorrere il filo sulla parete e sotto la mia porta, e posi un nastro adesivo nero su di esso per mimetizzarlo con la striscia di plastica nera che scorreva nella parte inferiore dei muri all'entrata. So che è stupido, ma non avevo altro da fare...
 
 
 
 
 
Non accadde nulla.
 
 
Puntellai la porta delle scale per tenerla aperta, mi feci coraggio, poi spalancai la pesante porta principale aprendola bene e corsi frettolosamente giù per le scale fino alla mia stanza e sbattei la porta. Osservai attentamente la webcam sul mio computer, vedendo l'atrio fuori la mia porta e gran parte della scala. Lo stavo guardando in quel momento, e non notai nulla d'interessante. Volevo che la posizione della videocamera fosse stata diversa, in modo da vedere la porta. Hey! Qualcuno è in linea!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tirai fuori una webcam meno recente e meno funzionante che avevo nel mio armadio per video-chattare con il mio amico online. Non riuscivo a spiegarmi davvero perché volessi video-chattare, però mi sentivo bene a poter vedere la faccia di un'altra persona. Non poteva parlarmi a lungo, e non discutemmo di niente di significativo, ma mi sentivo molto meglio. La mia strana paura era quasi svanita. Mi sarei sentito completamente meglio, ma c'era qualcosa di... Strano… Riguardo la nostra conversazione. So di aver detto che tutto mi sembrava strano, ma... Comunque, era molto vago nelle risposte che dava. Non riesco a ricordare cosa disse nello specifico… Nessun nome particolare, o luogo, o evento... Ma chiese il mio indirizzo e-mail per tenerci in contatto. Un momento, ho appena ricevuto posta.
 
 
 
 
 
Sto per uscire. Ho appena ricevuto un'e-mail da Amy che mi ha chiesto d'incontrarla per cena al "luogo in cui andiamo di solito". Mi piace molto la pizza, e ultimamente mi sono nutrito con cibo qualsiasi per giorni dal mio frigorifero non molto fornito, perciò non vedo l'ora. Di nuovo, mi sento ridicolo a pensare agli strani giorni che ho trascorso. Dovrei distruggere questo diario, quando ritorno. Oh, un'altra e-mail.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Oh mio Dio. Ho quasi lasciato l'e-mail e aperto la porta. Ho quasi aperto la porta. Ho quasi aperto la porta, ma ho letto prima l'e-mail! Era di un amico che non sentivo da molto tempo, ed è stata inviata ad un gran numero di indirizzi e-mail che dovrebbero essere ogni persona salvata nella sua lista di contatti. Non aveva titolo, e diceva, semplicemente:
 
 
 
 
 
"Visti con i tuoi stessi occhi non fidarti di loro, loro"
 
 
 
 
 
Che diavolo dovrebbe significare? Le parole mi hanno scioccato, e continuo a rimirarle ancora e ancora. E' un'e-mail disperata inviata come… E' accaduto qualcosa? Le parole sono ovviamente rimaste interminate! In qualsiasi altra occasione avrei cestinato come se fosse spam di un virus telematico o una cosa simile, ma le parole... Visti con i tuoi stessi occhi! Non posso far altro che rileggere questa rivista e ripensare agli ultimi pochi giorni e capire che non ho visto un'altra persona con i miei occhi o parlato con un'altra persona faccia a faccia. La conversazione via webcam con il mio amico era così strana, così vaga, così… Inquietante, ora penso sia così. Era inquietante? Oppure è la paura che mi annebbia la memoria? La mia mente gioca con la consequenzialità degli eventi scritti qui, facendomi notare che non mi ero posto davanti ad un singolo fatto a cui non avevo dato peso involontariamente. Il casuale "numero sbagliato" che aveva il mio nome e la seguente strana chiamata di risposta da Amy, l'amico che mi chiese l'indirizzo di posta… Ho messaggiato con lui prima, quando lo vidi online! E poi ricevetti la prima e-mail pochi minuti dopo quella conversazione! Oh mio Dio! Quella telefonata con Amy! Dissi al telefono - dissi che ero a mezz'ora di cammino dalla Settima Strada! Loro sanno che sono lì vicino! E se cercassero di trovarmi?! Dove sono tutti gli altri? Perché non ho visto né sentito nessun altro per giorni?
 
 
 
 
 
No no, è una pazzia. Questa è assolutamente una pazzia. Devo calmarmi. Questa follia deve finire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non so cosa pensare. Corsi per il mio appartamento furiosamente, tenendo il mio cellulare in tutti gli angoli per vedere se riceveva il campo attraverso i muri spessi. Finalmente, nel piccolo bagno, vicino ad un angolo del soffitto, apparve una sola tacca. Tenendo il cellulare lì, inviai un messaggio di testo ad ogni numero nella mia rubrica. Non volendo tradire la mia paura infondata, inviai semplicemente:
 
 
 
 
 
Avete visto qualcuno di persona recentemente?
 
 
 
 
 
A quel punto, volevo soltanto una risposta. Non m'importava che risposta fosse, o se mi fossi messo in ridicolo. Provai a chiamare qualcuno un paio di volte, ma non riuscivo a innalzare abbastanza la testa, e se portavo il cellulare giù anche solo di un centimetro, perdevo il segnale. Poi mi ricordai del computer e lo raggiunsi di corsa, mandando messaggi a tutti quelli online. La maggior parte erano inattivi o distanti dal pc. Nessuno rispose. I miei messaggi divennero anche più convulsi, e cominciai a dire alla gente dov'ero e fare un salto di persona per una serie di ragioni a malapena accettabili. Non m'importava di nulla a quel punto. Avevo solo bisogno di vedere qualcun altro!
 
 
 
 
 
Misi anche a soqquadro il mio appartamento cercando qualcosa che avrei potuto dimenticare; qualche modo per contattare un altro essere umano senza aprire la porta. So che è una pazzia, so che è infondata, ma se? Se? Voglio solo essere sicuro! Affissi il cellulare al soffitto con il nastro adesivo in caso di risposta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
<strong>Martedì</strong>
 
 
 
 
 
IL TELEFONO HA SQUILLATO! Esausto dalla furia di ieri sera, dovevo essermi addormentato. Mi ero svegliato per il trillo del telefono, e quindi corsi in bagno, in piedi sul water, e aprì il telefono attaccato al soffitto. Era Amy, mi sentii decisamente meglio. Era davvero preoccupata per me, ed apparentemente stava tentando di contattarmi sin dall'ultima volta che parlai con lei. Sta venendo ora, e – sì: sa dove mi trovo senza che le dica nulla. Mi sento così imbarazzato. Dovrei decisamente buttare via questi giornali prima che qualcuno li veda. Non so neanche il perché ci sto scrivendo su. Forse perché è l'unica forma di comunicazione da quando... dio solo sa. Mi sento come fossi all'inferno. Mi guardai allo specchio prima di ritornare qui. I miei occhi sono infossati, la mia barba è sempre più spessa, e sembro decisamente fuori forma.
 
 
 
 
 
Il mio appartamento è un immondezzaio, ma non ho intenzione di pulire. Penso di avere bisogno che qualcun altro veda come mi sono ridotto. Questi ultimi giorni non sono stati normali. Non dovrei immaginarmi certe cose. Sono stato vittima di una possibilità estrema. Probabilmente mi manca vedere un'altra persona. Mi è capitato di uscire quando era ormai troppo tardi, o nel mezzo della giornata, quando tutti erano andati. Tutto va perfettamente bene, questo lo so ormai. In più, ho trovato qualcosa nel cassetto la scorsa notte che mi aiuta tremendamente: una televisione! L'ho sistemata poco prima di scrivere questo, ed ora è accesa come sottofondo. La TV è sempre stata una via di fuga per me, e mi ricorda che esiste ancora un mondo fuori queste squallide mura.
 
 
 
 
 
Son davvero contento che Amy è stata l'unica che mi ha risposto dopo quanto ho fatto ieri sera, dopo che ho assillato tutte le persone che ho contattato. Lei è la mia migliore amica da diversi anni. Non lo sa, ma credo che il giorno che l'ho incontrata sia stato uno dei momenti di vera felicità nella mia vita. Ricordo ancora il caldo affetto di quel giorno d'estate. Sembra una realtà diversa da questo buio, piovoso e solitario luogo. Mi sento come se avessi passato giorni seduto in quel parco, troppo vecchio per giocare, solo parlando con lei e andando in giro a non fare nulla. Sento come se potessi tornare a quei momenti a volte, e questo mi ricorda che questo maledetto posto non è l'unico luogo esistente... finalmente bussano alla porta!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Pensai fosse strano che non potevo vederla attraverso la camera che nascosi tra i due distributori di soda. Anche se credevo fosse una cattiva posizione, come quando non riuscivo a vedere la porta di fronte. Dovevo saperlo. Dovevo saperlo! Dopo il colpo, gridai attraverso la porta scherzosamente che avevo una camera tra i due distributori di soda, perché ero imbarazzato dal fatto che avevo preso questa paranoia così sul serio. Dopo aver fatto questo, riuscii a vedere la sua immagine attraverso questa camera e guardare verso questa. Sorrise e salutò.
 
 
"Hey!", disse vivacemente, dando uno sguardo ironico.
 
 
"È strano, lo so", dissi nel microfono attaccato al mio computer. "Ho davvero avuto un paio di giornate davvero strane".
 
 
"Devono essere state molto strane", rispose. "Apri la porta, John".
 
 
Ho esitato. Come potevo essere sicuro?
 
 
"Hey, aspetta un secondo", le dissi attraverso il microfono. "Dimmi qualcosa di noi. Dimostrami che sei tu".
 
 
Quindi guardò la camera in maniera strana.
 
 
"Uhm, va bene", disse lentamente, pensando. "Ci siamo incontrati casualmente ad un parco giochi, nonostante eravamo un po' cresciutelli per trovarci lì?"
 
 
 
 
 
Sospirai profondamente poiché la realtà tornò di nuovo, facendo sparire la paura. Dio, sono così ridicolo. Ovviamente era Amy! Quel giorno si trovava impresso nella mia memoria. Non ne ho mai parlato a nessuno, non perché imbarazzante, ma perché fonte di una segreta nostalgia ed un desiderio che quei giorni tornassero. Se c'era davvero una strana forza che stava lavorando per ingannarmi, come temevo, non c'era modo che fosse a conoscenza di quel giorno.
 
 
"Haha, perfetto, ora ti spiegherò tutto", le dissi. "Fermati lì".
 
 
Corsi verso il mio piccolo bagno ed aggiustai i capelli come meglio potevo. Sembravo appena uscito dall'inferno, ma credo lei possa capire. Sghignazzando per il mio incredibile comportamento e il casino che ho fatto divenire quel posto, camminai verso la porta. Ho messo la mano sulla maniglia e detti un ultimo sguardo al pasticcio che avevo combinato. Così dannatamente ridicolo, pensai. I miei occhi guardarono oltre il cibo sgranocchiato che giace sul pavimento, tutta la spazzatura, ed il letto che ho capovolto per cercare... dio solo sa cosa. Stavo quasi per aprire la porta, ma i miei occhi si posarono su un ultimo oggetto: la vecchia webcam, quella che ho usato per una intera vacanza per chattare con un mio amico.
 
 
 
 
 
La sua nera sfera silenziosa giaceva lanciata sul lato a casaccio, il suo obiettivo era puntato sul tavolo, dove c'era il giornale. Un terrore travolgente mi prese come se realizzai che qualcosa potesse vedere attraverso quella webcam, che potesse aver letto tutto quello che ho scritto quel giorno. Le ho chiesto di dirmi una qualsiasi cosa di noi, e lei scelse proprio l'unica cosa che loro o lui non sapeva... ma L'HA FATTO! LO SAPEVO LO AVREBBE FATTO! LUI MI STAVA GUARDANDO DA TUTTO QUESTO TEMPO!
 
 
Non ho aperto la porta. Urlai. Urlai in un terrore incontrollabile. Calpestai la vecchia webcam sul pavimento. La porta si scosse, e la maniglia cercava di girarsi, ma non sentii la voce di Amy attraverso la parta. Era forse quella porta, fatta solo per tenere fuori le correnti d'aria, troppo spessa? O forse Amy non era là fuori? Cosa potrebbe essere, se non lei? Cosa diavolo c'è là fuori?! L'ho vista tramite la camera fuori del mio pc, ho sentito la sua voce attraverso il microfono, ma era reale?! Come lo potevo sapere?! Ora lei è andata – Urlai, e cercai aiuto! Ammucchiai tutto ciò che potevo prendere dal mio appartamento contro la porta –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
<strong>Venerdì</strong>
 
 
 
 
 
Penso che sia almeno Venerdì. Ho distrutto tutto ciò che è elettronico. Ho ridotto in pezzi il mio computer. Ogni singola informazione potrebbe essere stata estratta dall’accesso alla rete, o peggio, alterata. Sono un programmatore, lo so. Ogni piccolo pezzo di informazione che ho tirato fuori da quando tutto ciò è cominciato – il mio nome, la mia e-mail, la mia posizione – niente di tutto questo è tornato indietro dall’esterno da quando l’ho tirato fuori. Ho esaminato e riesaminato quello che ho scritto. Ho camminato velocemente avanti e indietro, alternando assoluto terrore e opprimente incredulità. A volte, mi viene da pensare che un’entità fantasma si sia stabilita qui con il semplice obiettivo di farmi andare fuori di testa. Pensando all’inizio, alla telefonata di Amy, lei mi stava davvero chiedendo di aprire la porta e uscire fuori.
 
 
 
 
 
La mia mente continua a ripensare a quell’evento. Da un punto di vista credo di aver agito come un pazzo, e che tutto questo deve essere l’estrema convergenza delle probabilità – non uscire mai all’esterno al momento giusto per pura fortuna, non vedere mai un’altra persona per pura casualità, ricevere una e-mail senza senso da qualche virus proprio al momento giusto. Da un altro punto di vista questa stessa estrema convergenza delle probabilità è la ragione per cui qualunque cosa sia qui fuori non mi ha ancora avuto. Sto continuando a pensare: non ho mai aperto la finestra del terzo piano. Non ho mai aperto la porta anteriore, da quella incredibilmente stupida bravata con la telecamera nascosta dopo aver corso dritto in camera e aver sbattuto la porta. Non ho aperto la mia porta da quando ho spalancato quella anteriore dell’edificio. Qualunque cosa fosse fuori – se mai fuori ci fosse qualcosa – non ha mai fatto un’“apparizione” nell’edificio prima che io avessi aperto la porta. Forse la ragione è che non era già nell’edificio, ma era altrove a prendere qualcun altro… e alla fine ha aspettato, fino a che non ho tradito la mia esistenza provando a chiamare Amy… una chiamata che non ha funzionato, fino a che lui non mi ha chiamato chiedendomi il nome…
 
 
 
 
 
Il terrore mi opprime letteralmente ogni volta che cerco di rimettere insieme i pezzi di questo incubo. Quell’e-mail – corta, sospesa – era di qualcuno che stava provando a tirare fuori qualche parola? Un’amichevole voce che disperatamente provava a mettermi in guardia prima che lui venisse? Visto con i miei occhi, non credergli – esattamente di questo sono stato così sospettoso. Potrebbe avere il magistrale controllo di tutte le cose elettroniche, praticando la sua insidiosa truffa per indurmi con l’inganno ad uscire fuori. Perché non può venire dentro? Ha bussato alla porta – deve essere una presenza solida… la porta… l’immagine di quella porta nel corridoio superiore come un guardiano monolitico mi torna in mente ogni volta che seguo questo filo di pensiero. Se c’è una qualche entità fantasma che sta provando a farmi uscire, forse non può attraversare le porte. Continuo a pensare a tutti i libri che ho letto e ai film che ho visto, cercando una spiegazione plausibile a tutto questo. Le porte sono sempre state una specie di intenso focolaio per l’immaginazione umana, sempre viste come portali di speciale importanza. O forse la porta è solamente troppo grossa? So che non potrei abbattere nessuna delle porte in questo edificio, per non parlare di quelle pesanti del seminterrato. A parte questo, la vera questione è, perché mi vuole ancora? Se avesse solo voluto uccidermi, avrebbe potuto farlo innumerevoli volte, compreso aspettare che morissi di fame. E se non volesse uccidermi? Se avesse in programma un terribile destino per me? Dio, come posso uscire da questo incubo?!
 
 
 
 
 
Sento bussare alla porta…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ho detto alle persone dall’altro lato della porta che ho bisogno di qualche minuto per pensare prima di uscire fuori. Sto veramente scrivendo questo solo perché così posso capire cosa fare. Almeno questa volta ho sentito le loro voci. La mia paranoia – e sì, ho riconosciuto di essere diventato paranoico – mi ha portato a pensare a tutti i modi in cui le loro voci potrebbero essere state truccate elettronicamente. Potrebbero esserci degli altoparlanti là fuori, a simulare la voce umana. Gli ci sono veramente voluti tre giorni per venire a parlare con me? Immagino che Amy sia lì fuori, con due poliziotti ed uno psichiatra. Forse gli ci sono voluti tre giorni per pensare a cosa dirmi – l’affermazione dello psichiatra potrebbe essere piuttosto convincente, se decidessi di pensarla in questo modo, tutto diventerebbe un equivoco pazzesco, e non ci sarebbe nessuna entità che mi sta ingannando cercando di farmi aprire la porta.
 
 
 
 
 
Lo psichiatra aveva una vecchia voce, autoritaria ma pur sempre cordiale. Mi è piaciuta. Sono disperato anche solo a pensare di poter vedere qualcuno con i miei occhi! Ha detto di avere qualcosa chiamata psicosi-cibernetica, e che io sono solo uno delle migliaia di persone che sono state suggestionate da un’e-mail che è stata “ottenuta in un qualche modo”. Giuro, ha detto “ottenuta in un qualche modo”. Penso che volesse dire “diffusa inspiegabilmente in tutto il Paese”, ma non riesco a pensare assolutamente che l’entità abbia fatto un passo falso e abbia rivelato qualcosa. Ha detto che sono parte di un’onda di “comportamenti emergenti”, che un sacco di persone hanno avuto lo stesso problema e le stesse paure, anche se non abbiamo mai comunicato.
 
 
 
 
 
Questo spiega perfettamente la strana e-mail che ho ricevuto. Non ho ricevuto quella originale, la causa scatenante. Ho ricevuto una discendente di essa – un mio amico potrebbe aver ceduto e avrebbe potuto provare a mettere in guardia chiunque contro le sue paure paranoiche. Questo spiega come il problema si sia diffuso, ha affermato lo psichiatra. Anche io avrei potuto diffonderlo, con i programmi di messaggistica online, a chiunque conosco. Una di quelle persone potrebbe essersi fusa in questo momento, dopo essere stata provocata da qualcosa che io ho mandato, qualcosa che potrebbe essere stata interpretata in qualunque modo uno voglia, qualcosa come un messaggio che dice “Hai visto qualcuno faccia a faccia ultimamente?”. Lo psichiatra ha detto che “non voleva perderne un altro”, che le persone come me sono intelligenti, e che questa è la nostra caduta. Ci figuriamo collegamenti così bene che ci sono anche quando non dovrebbero esserci. Ha detto che è facile essere catturati dalla paranoia nel nostro mondo veloce, un posto in costante cambiamento dove più e più relazioni sociali sono simulate…
 
 
 
 
 
Voglio dargli una cosa. E’ una spiegazione grandiosa. Spiega chiaramente qualunque cosa. Spiega perfettamente qualunque cosa. Ora ho tutte le ragioni per scrollarmi di dosso l’ossessionante paura che qualcosa, una coscienza, un'entità, possa volere che io apra la porta così da potermi catturare per farmi qualcosa di orribile, peggiore della morte. Sarebbe stupido pensarlo, dopo aver sentito quella spiegazione, stare qui ad aspettare la morte a dispetto di un’entità che potrebbe avere chiunque altro. Sarebbe stupido pensarlo, dopo aver sentito quella spiegazione, potrei essere una delle ultime persone a lasciare vivo questo mondo vuoto, nascosto al sicuro nel mio seminterrato, a dispetto di qualche impensabile entità da cui rifiuto di farmi catturare. E’ una perfetta spiegazione per ogni singola cosa che ho visto o sentito, e ho tutte le ragioni del mondo per lasciar andare via le mie paure, e aprire la porta.
 
 
 
 
 
E’ esattamente questo il motivo per cui non ho intenzione di farlo.
 
 
 
 
 
Come posso essere sicuro?! Come posso sapere cosa è reale e cosa è inganno? Tutte queste dannate cose con i loro fili metallici e i loro segnali originati da qualcosa di origini sconosciute! Loro non sono reali, non posso esserne sicuro! Segnali attraverso la telecamera, video falsi, ingannevoli chiamate, e-mail! Anche la televisione, giacente rotta sul pavimento – come posso pensare che sia reale? E’ solamente un segnale, onde, luci… la porta! Sta sbattendo contro la porta! Sta tentando di entrare! Quale insano meccanismo potrebbe aver usato per simulare il suono di uomini che si spingono contro il legno pesante?! Almeno, alla fine lo vedrò con i miei occhi… non ho lasciato nulla qui con il quale mi possa ingannare, ho fatto a pezzi tutto! Non può ingannare i miei occhi, vero? Visto con i miei occhi, non credergli… aspetta… quel disperato messaggio mi sta dicendo questo, di credere ai miei occhi, o mi sta mettendo in guardia proprio da loro?! Oh mio Dio, qual è la differenza tra la telecamera e i miei occhi? Entrambi trasformano la luce in segnali elettrici – sono la stessa cosa! Non posso essere ingannato! Ne sono sicuro! Devo esserne sicuro!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
<strong>Data sconosciuta</strong>
 
 
 
 
 
Chiesi con calma una penna ed un foglio, un giorno sì e un giorno no, finché non me li diedero. Non che importasse. Cosa potrei fare? Cavarmi gli occhi? Le fascette sono ormai diventate parte di me. Il dolore se n’è andato. Immagino che questa sia la mia ultima possibilità di scrivere qualcosa d’intelligibile, perché, senza la vista a correggermi gli errori, la mia mano pian piano dimentica il movimento della scrittura. È una sorta di auto-indulgenza, questa scrittura… è una reliquia di un altro tempo, giacché sono certo che chiunque altro al mondo sia morto. O peggio.
 
 
Sto seduto contro al muro imbottito tutto il giorno. L’entità mi porta cibo ed acqua. Si maschera da infermiera gentile o da freddo dottore. Penso che sappia che il mio udito si è enormemente sviluppato da quando vivo nell’oscurità. Essi intrattengono false conversazioni nel corridoio, sapendo che io posso sentirli. Una delle infermiere parla di avere un bambino presto. Un dottore ha perso la moglie in un incidente d’auto. Nulla di tutto ciò importa, nulla di tutto ciò è vero. Nulla di tutto ciò mi tocca, non come fa lei.
 
 
 
 
 
Questa è la parte peggiore, quella che non riesco a gestire. L’essere viene da me mascherato da Amy. La sua ricreazione è perfetta. Parla come Amy, suona esattamente come Amy. Produce anche un ottimo facsimile di lacrime che cadono sulle sue realistiche gote. Quando mi trascinò qui per la prima volta mi disse tutte le cose che volevo sentire. Mi disse che mi amava, che mi aveva sempre amato, che non capiva perché avessi fatto tutto ciò, che avremmo potuto ancora avere una vita insieme, se solo io avessi smesso di insistere che fossi stato raggirato. Voleva che credessi… no, aveva bisogno che io credessi che lei fosse vera.
 
 
 
 
 
Ci sono quasi cascato. Davvero. Ho dubitato di me stesso per tantissimo tempo. Verso la fine era tutto troppo perfetto, troppo impeccabile, troppo reale. La falsa Amy veniva all’inizio tutti i giorni, poi ha cominciato a farmi visita una volta alla settimana, finché non venne più…. Ma io non penso che l’entità si sia data per vinta. Penso che il periodo di attesa sia solo un’altra delle sue mosse. Resisterò per il resto della mia vita, se dovrò farlo. Non so cosa sia successo al resto del mondo, ma so che quell’essere ha bisogno che io ceda per portare a termine il suo inganno. E se fossi così, forse, ma molto forse, io sono un appunto importante nella sua agenda. Forse Amy è ancora viva, là fuori da qualche parte, tenuta in vita dal mio desiderio di resistere al truffatore. Mi aggrappo a questa speranza, dondolandomi avanti e indietro nella mia cella per passare il tempo. Non mollerò mai. Non mi lascerò mai andare.
 
 
 
 
 
Io sono… un eroe!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
———
 
 
———
 
 
 
 
 
Il dottore lesse il foglio che il paziente aveva scritto. Era a malapena leggibile, scritto nella tremante grafia di uno che non può vedere. Egli voleva sorridere alla risolutezza di quell’uomo, un memento del desiderio umano di sopravvivenza, ma il dottore sapeva che il paziente era completamente delirante.
 
 
 
 
 
Dopotutto, un uomo sano sarebbe caduto nella trappola molto prima.
 
 
 
 
 
Il dottore voleva sorridere. Voleva sussurrare parole di incoraggiamento all’uomo delirante. Voleva urlare, ma i filamenti nervosi attorcigliati intorno alla sua testa e impiantati nei suoi occhi lo fecero comportare diversamente. Il suo corpo camminò nella cella come una marionetta, e disse al paziente, ancora una volta, che si sbagliava, e che non c’era nessuno che voleva imbrogliarlo.
 
[[Categoria:Creepypasta]]
 

Versione attuale delle 13:58, 19 giu 2012

Benvenuto

Ciao, benvenuto su Creepypasta Italia Wiki. Grazie per la tua modifica sulla pagina Mod.

Se lo desideri, puoi registrarti con il tuo nome utente. È un modo facile e comodo per tenere traccia delle tue collaborazioni e ti aiuta nelle comunicazioni con il resto della comunità.

Lascia un messaggio sulla pagina delle mie discussioni, se posso esserti utile per qualunque problema! -- NeuralKey (Discussione) 13:58, giu 19, 2012